Daniele Carnini, nato a Roma, città di cui è tuttora perdutamente innamorato, ha sviluppato precoce interesse per il teatro (giovanissimo ha lavorato come doppiatore e attore).

Biografia

Daniele ama la Roma, le scampagnate, la letteratura, ed è molto orgoglioso del suo 1h29'59" sulla mezza maratona (oltre che della sua matriciana). Ex ciclista urbano, ha avuto anche il tempo di farsi una cultura aspettando alle fermate dell'ATAC. Nato all'Aventino, vive attualmente a Roma ovest.


Fotografia di Manuela Giusto

Ha maturato parallelamente la carriera di compositore e quella di storico della musica : entrambe lo hanno portato ad occuparsi ai massimi livelli di opera e di strutture drammatico-musicali. Si è formato dapprima sotto la guida di Paolo Arcà e di Matteo D'Amico, diplomandosi poi presso il Conservatorio di Roma con Ivan Vandor (presso lo stesso conservatorio si è anche diplomato in Direzione d'orchestra con Bruno Aprea). Si è perfezionato presso l'Accademia nazionale di santa Cecilia con Azio Corghi. Come musicista, ha scritto per il teatro di prosa (Albertazzi), arrangiato opere di repertorio (dal Barbiere al Ring), e infine composto cinque opere e una cantata ispirate a temi “civici” di grande momento: la sopraffazione dell'uomo sulla donna (La stanza di Lena), la guerra (Un eroe e La filarmonica), l'esperienza politica di Aldo Moro (Un'infinita primavera attendo), l’isolamento degli adolescenti e, più in generale, la violenza (Qui nella torre e Una predica). Le sue opere sono state trasmesse in tutto o in parte su RaiTre, Sky Classica e RAI-Radio3. Altre sue composizioni per vari organici, dall'orchestra allo strumento solista, sono state rappresentate in Italia e all'estero. È premio «Nino Carloni» 2013 come compositore emergente; è accademico della Filarmonica romana.

Nel frattempo si è laureato alla «Sapienza» di Roma sotto la guida di Pierluigi Petrobelli con una tesi sui concertati verdiani e addottorato a Pavia-Cremona con la supervisione di Fabrizio Della Seta. È un riconosciuto specialista di opera italiana del primo Ottocento, tanto da essere diventato il direttore editoriale della Fondazione Rossini di Pesaro, oltre che membro del Comitato scientifico e del Comitato editoriale della stessa istituzione.

Considera l'opera in musica la forma più complessa (o quantomeno più completa) dell'arte occidentale. È fermamente convinto che i principi della tradizione operistica siano ancora vitalissimi per fare teatro in musica: senza ovviamente cedere a compromessi o a rivisitazioni, l'opera può ancora raccontare coi suoi mezzi peculiari la realtà. Con il canto (non amplificato). Con la musica. Con il tempo teatrale e musicale. Nella contemporaneità.

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